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Pubblicato: luglio 12, 2011 in Uncategorized

The Catacombs of Rome are ancient catacombs, or underground burial places under or near Rome, of which there are at least forty, some discovered only in recent decades. Though most famous for Christian burials, either in separate catacombs or mixed together. They began in the 2nd century,  much as a response to overcrowding and shortage of land. That catacombs came about to help persecuted Christians to bury their dead secretly, but this myth has been debunked: among other reasons, catacombs always were along major highways (which would have meant they couldn’t be kept secret for long), pagans also used catacombs although their religion was legal, and most catacomb building took place after Christianity’s legalization.  The soft volcanic tufo rock under Rome is highly suitable for tunnelling, as it is softer when first exposed to air, hardening afterwards. Many have kilometres of tunnels, in up to four stories (or layers).

The Christian catacombs are extremely important for the art history of early Christian art, as they contain the great majority of examples from before about 400 AD, in fresco and sculpture.

Roman catacombs are made up of underground passages (ambulacra), out of whose walls graves (loculi) were dug. These loculi, generally laid out vertically (pilae), could contain one or more bodies. Another type of burial, typical of Roman catacombs, was the arcosolium, consisting of a curved niche, enclosed under a carved horizontal marble slab. cubicula (burial room containing loculi all for one family) andcryptae (chapels decorated with frescoes) are also commonly found in catacomb passages. When space began to run out, other graves were also dug in the floor of the corridors – these graves are called formae.

The most important catacombs in Rome are:

  • Catacombs of Marcellinus and Peter
  • Catacombs of Domitilla
  • Catacombs of Commodilla
  • Catacombs of Generosa
  • Catacombs of Praetextatus
  • Catacombs of Priscilla
  • Catacombs of San Callisto
  • Catacombs of San Lorenzo
  • Catacombs of San Pancrazio
  • Catacombs of San Sebastiano
  • Catacombs of Sant’Agnese
  • Catacombs of Via Anapo

Pubblicato: giugno 13, 2011 in Uncategorized

Questo video riassume il contenuto della mia tesi. Non è quello definitivo, ma spiega comunque i concetti principali. Buona visione!

La Roma Nascosta

Pubblicato: giugno 12, 2011 in Uncategorized
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Il 12 giugno si andrà a votare per il Referendum. I quesiti sono 4:

  1. Quesito sulla privatizzazione della gestione dell’acqua;
  2. Quesito sulla remunerazione del capitale investito in servizi idrici;
  3. Quesito sulla costruzione di centrali nucleari nel territorio italiano;
  4. Quesito sulla possibilità del Presidente del Consiglio ed i Ministri di rinunciare a presentarsi in aula di tribunale, invocando il legittimo impedimento.

Per la validità di ogni quesito del Referendum è necessario il raggiungimento del quorum del 50% +1  degli aventi diritto al voto. Se il quorum non viene raggiunto, le cose non cambieranno.

-Curiosando per Roma

In questi giorni, ci sono stati moltissime persone che hanno promosso questo Referendum. Vediamo in che modo lo hanno fatto a Roma.

Un gruppo di ragazzi hanno suonato sui vagoni della metro A per promuovere il Referendum, incitando la gente ad andare votare SI. Questo è il video: http://tv.repubblica.it/politica/roma-nel-metro-per-i-referendum/69301?video

 

Sono stati allestiti banchetti informativi ed è stato fatto del volantinaggio in tutte le piazze della capitale:

Anche Greenpeace si è fatta sentire! Alle 7 di questa mattina, alcuni attivisti hanno scalato il Colosseo e hanno aperto un striscione di 300 metri quadri per lanciare l’ultimo messaggio prima del Referendum del 12 e 13 giugno: “Italia, ferma il nucleare. Vota Sì”.

Il Colosseo non è stato l’unico portavoce del Referendum: anche il Ponte Vecchio di Firenze e il campanile di San Marco di Venezia sono stati resi partecipi alla campagna di promozione per dire NO al nucleare votando SI al referendum.

Dimostriamo che ci interessa ancora la vita nel nostro paese. Votiamo.

…entre maravillosos monumentos, antiguas iglesias, museos de las más antiguas civilizaciones, estatuas de los hombres más famosos de la antigua Roma….encontramos una enorme silla, una inquietante y gigante silla atrás del “cupolone”. Es la Silla del Diablo. La encontramos en el corazón del barrio africano, ahora tiene otro nombre: “Piazza Elio Callisitio” pone la placa. No se sabe porqué cambiaron el nombre. Pero conocemos la historia de esta silla llena de misterio.

Si miramos esta ruina de un lado, parece un sillón enorme que se levanta del suelo, pero ¿porque tanto espacio entre la silla y la tierra? Acaso se hacían unas sectas abajo?

En la antigüedad, en este espacio debajo de la silla se cumplían orgias, y la leyenda cuenta que quien se acercaba a esta silla adquiría el poder de curar enfermedades. La leyenda dice que un día, un pastor pirdió una obeja la cual se había escondido debajo de esta silla. Él se acercó para cogerla, y el día siguiente descubrió tener poderes curativos. Dejó el trabajo de pastor y puso en practica sus abilidades de “curandero”. Los rumores de este pastor llegaron muy lejos, y un día una señora llamada Assunta da Napoli, la cual tenía una grave forma de disentería, fue a hablar con este ex pastor-nuevo curandero. Preparóuna pozima desmenuzando el polvo de la silla y se la dió. Al día siguiente, esta Assunta da Napoli ya no tenía disentería. El pastor tuvo que huir de Roma porque le acusaron de brujería.

De todos modos, parece que esta silla sea el sepulcro de Elio Callistio, un liberto de Adriano. Con el paso del tiempo, esta “tumba” cogió forma de silla…. ¿Acaso se le llama “del diablo” porque se encuentra detrás de la iglesia de San Pietro, lugar religioso por excelencia?

 

Nel 1893, padre Vittore Jouet, acquistò un ampio terreno edificabile sul lungotevere Prati (a Roma). Tra il 1894 e il 1917 sopra al terreno cominciò la costruzione della Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio.  Questa chiesa ha una facciata in stile gotico, grazie al quale ha meritato la definizione di “piccolo duomo di Milano”. Il 15 settembre 1897, nella cappella della Madonna del Rosario, scoppiò un incendio. Dopo che l’incendio fu domato, padre Vittore Jouet, notò qualcosa di strano su una parete dietro l’altare. Forse era stato uno scherzo del fuoco, ma il fumo aveva tracciato un disegno a dir poco scioccante: sembrava un volto, un volto dall’aria mesta e malinconica.

Il parroco giunse a una conclusione del tutto personale e arbitraria: era un defunto che cercava di mettersi in contatto con i vivi, un’anima in pena, un condannato a soggiornare in purgatorio. Da questo episodio ebbe inizio il Museo delle Anime del Purgatorio, che prese il posto della piccola cappella della Madonna del Rosario.Il religioso cominciò a cercare altre apparizioni del genere. Le ricerche furono lunghe e complicate, ma, dopo qualche anno, padre Jouet riuscì a raccogliere parecchie curiose testimonianze che parrebbero confermare la sua ipotesi: le anime del purgatorio si manifestavano ai vivi per chiedere preghiere e messe per rendere più agevole il passaggio in paradiso. Qui riportiamo alcune di queste testimonianze: 21 dicembre 1838, Giuseppe Stitz stava leggendo un libro di preghiere quando una mano si stampò sulle pagine.

Il soggetto dichiarò inoltre di sentire una presenza insolita nella stanza, un soffio di aria gelata, nonché una voce: era la voce del fratello morto da poco, che chiedeva di far recitare qualche messa per abbreviare la sua sosta in purgatorio.

Mano di un’anima o scherzo del fuoco? Ad ogni modo, questa chiesa merita.

This article is taken from “The Guardian” about the earthquake predicted by Benandi.

See Rome and die – but not today

Thousands in Italian capital take non-existent earthquake prediction seriously and escape city.

It may be down to the beatific presence of Pope Benedict XVI, or perhapsItaly’s tectonic plates balked at the idea of destroying the Pantheon, the Colosseum and St Peter’s basilica in one fell swoop – but, as yet, the Eternal City remains untouched by a huge earthquake predicted by a self-taught seismologist.

Raffaele Bendandi, the “earthquake prophet” who died more than 30 years ago, forecast a devastating tremor that would tear through Italy’s capital on 11 May.

Italy had already felt 22 small earthquakes by midday, a figure that is perfectly normal for the quake-prone country. But Rome’s espresso-drinking, Vespa-driving, hand-waving activities continued as normal.

The threat had been taken seriously by thousands of Romans. In Rome’s Chinatown, many storefronts were shuttered, and La Repubblica reported that requests from the capital’s public employees for a day off in order to escape the city were 18% higher than for the same day in 2011. Education officials expected school attendance to be down by a fifth.

Bendandi, who was knighted by fascist leader Benito Mussolini, is said to have predicted several disasters, including the Friuli quake of 1976, which claimed almost 1,000 lives. Despite assurance from the head of a foundation set up in Bendandi’s honour in his hometown near Bologna, that the seismologist had never pin-pointed a date for the earthquake, Romans still headed for the country. A survey of farm hotels outside the capital indicated that business was up as the city’s inhabitants made their preemptive escape.

“I can state with absolute certainty that in Raffaele Bendandi’s papers, there is no prediction of an earthquake in Rome on 11 May 2011,” Paola Lagorio, the president of the Osservatorio Geoficico Comunale of Faenza, said last month. “The date is not there. The place is not there.”

Italy’s Civil Protection department looked to reassure people with an information pack online that stressed that quakes cannot be accurately predicted and that Rome isn’t at particular risk.

http://www.guardian.co.uk/world/blog/2011/may/11/rome-non-existent-earthquake-prediction?INTCMP=SRCH

Me gustaría postear un artículo a mi aviso muy interesante del periódico español “El País” del 30/04/2011 sobre la beatificación  del Papa Juan Pablo II escrito por Juan JoséTamayo, director de la Cátedra de Teología y Ciencias de las Religiones de la Universidad Carlos III de Madrid.

.Mañana, 1 de mayo de 2011, Benedicto XVI beatificará a su predecesor Juan Pablo II. Desde su anuncio, esta beatificación ha causado malestar y sorpresa en importantes sectores de la Iglesia católica. Entiendo el malestar, ya que no pocas de las actuaciones de Juan Pablo II fueron todo menos ejemplares e imitables como se espera de una persona a quien se eleva a los altares y se presenta como modelo de virtudes para los cristianos. Me refiero a su manera autoritaria de conducir la Iglesia, a su rigorismo moral, el trato represivo dado a los teólogos y las teólogas que disentían del Magisterio eclesiástico -muchos de los cuales fueron expulsados de sus cátedras y sus obras sometidas a censura-, al silencio e incluso la complicidad que demostró en los casos de pederastia, especialmente con el fundador de los Legionarios de Cristo, Marcial Maciel, a quien dio siempre un trato privilegiado con el beneplácito del cardenal Ratzinger, su brazo derecho, etcétera.  

Lo que no encuentro justificada es la sorpresa. Con esta beatificación, Benedicto XVI no ha hecho otra cosa que poner en práctica el viejo refrán: es de bien nacidos ser agradecidos. La elevación de Karol Wojtyla al grado de beato es la mejor muestra de agradecimiento que podía rendir a su predecesor, que le nombró presidente de la Congregación para la Doctrina de la Fe y le concedió un poder omnímodo en cuestiones doctrinales, morales y administrativas. Más aún, fue Juan Pablo II quien le allanó el camino nombrándolo sucesor in péctore. ¿Cómo el Papa actual no iba a beatificar al autor de tamaño ascenso en el escalafón eclesiástico?

Si no hubiera sido por Juan Pablo II, Joseph Ratzinger sería hoy un arzobispo emérito sin relevancia alguna. Pero quiso el destino que el papa polaco llamara al arzobispo alemán a su lado y le nombrara Inquisidor de la Fe, para que la vida del cardenal Ratzinger diera un giro copernicano. Durante casi un cuarto de siglo fue el funcionario más poderoso de la curia romana por cuyas manos pasaban los asuntos más importantes del orbe católico, desde el control de la doctrina hasta los casos de pederastia sobre los que decretó el más absoluto secreto, imponiendo a víctimas y verdugos un silencio que le convirtieron en cómplice y encubridor de delitos horrendos contra personas indefensas.

Juan Pablo II y el cardenal Ratzinger vivieron un idilio durante casi cinco lustros con un reparto de papeles que siempre respetaron. El primero, con vocación de actor desde su juventud, ejerció esa función a la perfección, se convirtió en uno de los grandes actores del siglo XX y recibió los aplausos de millones de espectadores de todo el mundo desde su elección papal hasta su entierro. El segundo ejerció el papel para el que estaba especialmente capacitado, el de ideólogo y guionista de la obra que le tocaba representar al papa y que puso por escrito en el libro-entrevista Informe sobre la fe, cuya idea central era larestauración de la Iglesia católica.

El guión incluía la revisión del concilio Vaticano II y el cambio de rumbo de la Iglesia católica, el restablecimiento de la autoridad papal, devaluada en la etapa posconciliar, la afirmación del dogma católico, la nueva evangelización, la recristianización de Europa, la vuelta a la tradición, el freno a la reforma litúrgica, la confesionalidad de la política y de la cultura, la defensa de la moral tradicional en toda su rigidez en materias que hasta entonces eran objeto de un amplio debate dentro y fuera del catolicismo, como la familia, el matrimonio, la sexualidad, el comienzo y el final de la vida, etcétera.

El panorama eclesial descrito por el cardenal Ratzinger en la entrevista con Vittorio Messori, publicada luego como libro bajo el título antes citado Informe sobre la fe, no podía ser más sombrío: “Resulta incontestable que los últimos 20 años han sido decisivamente desfavorables para la Iglesia católica. Los resultados que han seguido al Concilio parecen oponerse cruelmente a las esperanzas de todos, comenzando por las del papa Juan XXIII y, después, las de Pablo VI. Los cristianos son, de nuevo, minoría, más que en ninguna otra época desde finales de la antigüedad. Los papas y los padres conciliares esperaban una nueva unidad católica y ha sobrevenido una división tal que -en palabras de Pablo VI- se ha pasado de la autocrítica a la autodestrucción. Se esperaba un nuevo entusiasmo, y se ha terminado con demasiada frecuencia en el hastío y en el desaliento. Esperábamos un salto hacia adelante, y nos hemos encontrado ante un proceso progresivo de decadencia que se ha desarrollado en buena medida bajo el signo del presunto espíritu del Concilio, provocando de este modo su descrédito”.

Dentro del guión entraba el cambio en la política de nombramiento de obispos, sin la cual no podía llevarse a cabo la restauración eclesial diseñada al unísono por Juan Pablo II y el cardenal Ratzinger. Poco a poco fueron sustituidos los obispos conciliares por prelados preconciliares, los obispos comprometidos con el pueblo dieron paso a obispos cuya preocupación principal era la ortodoxia, los obispos vinculados a la teología de la liberación dieron paso a los obedientes a Roma. De esa manera se garantizaba el éxito de la nueva estrategia neoconservadora.

Wojtyla y Ratzinger se conocían desde la época del concilio Vaticano II, en el que ambos participaron, el primero como obispo, el segundo como asesor teológico del cardenal Joseph Frings, arzobispo de Colonia. Wojtyla se alineó con el sector conservador. Ratzinger estuvo del lado del grupo moderadamente reformista. Ambos dieron su apoyo a los documentos conciliares. Se esperaba por ello que, ubicados posteriormente en los puestos de la máxima responsabilidad eclesiástica, llevaran a la práctica las reformas aprobadas por el Vaticano II en los diferentes campos del quehacer eclesial: vida y organización de la Iglesia, teología, liturgia, recurso a los métodos histórico-críticos en el estudio de los textos sagrados, diálogo con el mundo moderno, presencia de la Iglesia en la sociedad y, sobre todo, la creación de la “Iglesia de los pobres”, propuesta estrella de Juan XXIII. No fue ese, sin embargo, el camino seguido por Juan Pablo II y Benedicto XVI.

Cuando accedieron al papado fueron desmontando poco a poco el edificio construido por los padres conciliares entre 1962 y 1965 y alejándose del proyecto de Iglesia diseñado cuidadosamente en las cuatro Constituciones, los nueve Decretos y las tres Declaraciones que conforman el Magisterio conciliar.

El giro no podía ser más notorio: se pasó de la Iglesia pueblo de Dios y comunidad de creyentes a la Iglesia jerárquico-piramidal, de la corresponsabilidad al gobierno autoritario, del pensamiento crítico al pensamiento único, de la autonomía de las realidades temporales a su sacralización, de la secularización al retorno de las religiones, de la autonomía de la Iglesia local a su control, de la jerarquía como servicio a la jerarquía como ejercicio de poder, de la teología como inteligencia de la fe en diálogo con otros saberes a la teología como glosa del Magisterio eclesiástico, de la ética de la responsabilidad al rigorismo moral, del diálogo multilateral al anatema.

La beatificación de Juan Pablo II constituye, a mi juicio, una muestra más del paso que Benedicto XVI ha dado desde el neoconservadurismo al integrismo.

Juan José Tamayo

http://www.elpais.com/articulo/opinion/beatificacion/Juan/Pablo/II/elpepiopi/20110430elpepiopi_11/Tes